Intervista a due Olimpionici


Sogni e progetti: Roberto Wiktor Vacca e Enrico Paglia, bronzo alle Olimpiadi di Matematica, nell'intervista di Giulia Mastrantoni

«Vincere non dovrebbe mai essere il traguardo, bensì il punto di partenza. Impegnarsi per migliorarsi, senza incolpare le circostanze. È questo che dovremmo tenere a mente noi giovani». Ecco le idee di due giovanissimi studenti che l’8 maggio hanno portato a casa il bronzo alle Olimpiadi della MatematicaEnrico Paglia, classe ’98, e Roberto Wiktor Vacca, classe ’97, entrambi originari di Frosinone e iscritti al Liceo Scientifico Francesco Severi di Frosinone, hanno vissuto la loro rispettivamente prima e terza esperienza alle Olimpiadi. 

«Wiktor è qui per il terzo anno di seguito», ci racconta la professoressa Alessandra Turriziani, «e ogni anno è stato premiato. Che fosse bronzo o argento, ha sempre fatto del suo meglio. Da insegnante, credo che vedere due ragazzi che danno il massimo è la soddisfazione più grande. Lui e Enrico si sono sostenuti e aiutati moltissimo. Non potrei essere più orgogliosa di loro».

Le Olimpiadi della Matematica, organizzate dall’UMI (Unione Matematica Italiana), esistono dal 1984. Dal 1986 si svolgono ogni anno a maggio a Cesenatico, sulla costiera romagnola, e coinvolgono centinaia di studenti di scuola superiore appassionati di numeri e problemi. Sono previste due tipologie di competizione, quella individuale e quella a squadre. Enrico e Wiktor hanno partecipato alle gare individuali

Perché ti piace la matematica?

Wiktor Non è una domanda facile. Da matematico, mi verrebbe spontaneo rispondere che non esiste una dimostrazione per questo quesito. Credo che mi piaccia perché è una scienza che cela in sé tutti i perché e tutte le risposte. È un sapere che non necessita di ragioni, perché è esso stesso ragione. È meravigliosa, molto semplicemente.

Enrico Come dargli torto?

 

Com’è stato passare le selezioni?

Enrico si è trattato di un percorso formativo a tutti gli effetti. Le sfide positive aiutano a crescere e ricevere soddisfazioni è qualcosa che stimola, specialmente se si è giovani. Si capisce di aver scommesso sulla strada giusta. Riponevo speranze, in questa competizione, e sono felice. Dal punto di vista didattico, poi, ho imparato moltissimo.

Wiktor È stato difficile. Il primo anno è stata una sorpresa. Ricordo benissimo il momento in cui la professoressa Turriziani è venuta a cercarmi in classe e mi ha chiesto se avessi qualcosa in programma dall’8 all’11 maggio. Ricordo di averla guardata incredulo e di aver pensato che fosse fantastico! Questa volta c’è stata un po’ più emozione, perché, essendo al quinto anno di liceo, per me è stata «l’ultima sfida». Era la mia ultima occasione di vivere questa esperienza e c’era una solennità diversa, rispetto ai due anni precedenti.

 

Cosa vuol dire partecipare a una gara nazionale così giovani?

Enrico Significa essere pervasi da un nervosismo positivo. È un’esperienza bellissima, che va vissuta con tanta adrenalina, ma stando attenti a non farsi prendere dal panico. Bisogna mettercela tutta, tenendo presente, però, che non è la vittoria l’importante.

Wiktor Arrivare alle nazionali è qualcosa che non potrebbe mai crearmi assuefazione. C’è sempre emozione. Magari con sfumature diverse, ma il carico emotivo è sempre enorme. Durante il viaggio si avverte la tensione crescere. Quando si arriva al momento della gara, si è talmente concentrati da non avere neppure un briciolo di spazio nel cervello per il panico.