Folkstone – Oltre… Le Voci dell’Ultima Notte

Suoni lontani
Tra le dita una matita spezzata
macchie d’inchiostro, carta sbiadita
una
storia sbagliata
i miei versi imperfetti ispirerà
Per qualche insana ragione, ho deciso di scrivere una storia -di analogie, fulminei avvenimenti, lotte interiori-, utilizzando esclusivamente parole e versi delle canzoni dell’album “Oltre… l’Abisso”, dei Folkstone. Delle tracce non ho considerato la canzone “Frammenti”, rielaborata in versione acustica dal precedente album “Il Confine”.
Non chiedetemi perché l’ho fatto, forse “voglio difendere i vecchi racconti, i sussurri di piccole storie come questa che sto per raccontar”:
Mare di lava
incendia il mio mondo
Fuoco divampa
indisturbato
Corre
corre in fretta
ma
per caso, errore o fortuna
sotto alla mia collina
non passa mai
Non mi brucerò
Scorre con me lo sprezzante brivido del caos
voglio vivere più in là
Balzo in cerchi di fuoco
fumo acceca gli occhi
dirotto il pensiero nell’essenza che brucia
esplode l’aria
intrisa di fatica
precipita
nel vuoto
Tremo
Non fugge via niente
nel mio disordine
giro intorno
chiuso in trappola
Non ho una strategia
sfido la mia sorte
scavo nella polvere ma è troppo sottile
Immerso in trame di possibilità
a volto scoperto cerco di reagire
In un secondo
stravolgo l’ordine
attorno a me
Suoni lontani
sussurri
fruscìo
frastuono
Io contrabbando saggezza immaginaria
la mia via di fuga dal vero
poeta visionario
filosofo indiscusso
son io l’untore?
Domatori banditi,
legate la mia moralità!
Fobie
avvolgono
Anonimi
trafiggono
Sedatemi!
Il mio sangue scivola
evanescente il mio credo
avvoltoi insabbiano i resti
solo stracci poi restano
Un’opera
semplice
La folla schernisce od applaude
divisa
condanna il mio errore
mentre spengo il mio ultimo sospiro
respiro avido
Espulso dal sogno delle mie velleità
ferito e tremante
invoco solo pietà
ma
si sopisce piano con me
non vedrà la luce
un miraggio sfumato
Crolla ogni credo e certezza
Rimanere fermo, ad aspettare un segno
Scegliere
M’inchino
stanco
riprendo fiato e assaporo l’aria
Scorre l’attimo, grida in fronte a me
i secondi sono ore
i giorni lenti passano
giorni neri senz’armonia
giorni scuri persi in avaria
voci che han paura ora non parlano
senza la vergogna
dietro ai silenzi miei
Basta
Voglio sentire
Chiedo alla vita troppo?
Forse la falce risponderà
Esitazione velata
raccoglie terrore
non voglio più comprendere
la vostra libertà
Plastiche forme di vita
sono il ghigno di un sarcasmo non vero
Collera sopita
schiva natura
Incido
ritratti
Non voglio più amici, voglio solo nemici
la mia gente è come un’aquila senz’ali
Dove sono tutti quanti?
Foschia
impressioni
spirito senza via
ricordi
fuori sincronia
empatie
grido malinconia
Dove sono andati tutti?
dissonante armonia
le cicatrici pesano
Scappare o stare?
lo
stretto contatto
può diventar pazzia!
solo un abbaglio…
e avrò
parole di speranza
“Nell’amarezza di mani vuote
l’illusione rende tangibile ogni concreta utopia”
Girovagare tra visioni e realtà
nello sconcerto di strani incontri
in apparenza perdo occasioni
ma i sentieri m’incantano più della cima
forse farnetico
Nel mio stato scaltro vedo
solo
sempre
indifferenza
aspettiamo, fingiamo, un po’ alla volta moriamo
Normalità
Decadenza
Come ingranaggi di antichi orologi
ruotiamo in gabbie di ferro ossidate
un movimento costante permane
giorno e notte, notte e giorno
senza fine
Ruggine
in controluce
Ruggine
incontrollabile
Sono cento i rintocchi del campanile
attimi persi
Le mie ore scrutano
le
vostre bugie
sola e mera sconvolgente disumanità
Resterà nella storia?
credo meriti una cura
Nello sbiadito attimo
coscienza
avanza e degrada
teorie
inspiegabili
Contro
vento
m’alzerò tra stupide idiozie
ferirò…!
Mento
rifiuto di chiedermi che cosa penso davvero
pericolo di eclissi della mia identità
il branco mi seduce
un intruso
un tarlo costante
Chi può dirlo
forse è un rifugio
L’orgoglio
che
sempre resterà
mi schiaccia
con prepotenza
Sputo veleno da quaggiù
non mi sopporto più
piccola piaga nascosta tra ferite enormi quotidiane
Paura
non
vola via
lascia posto a una calma strana
ho ceduto
disincanto implacabile
chiudo gli occhi
gioco a mosca cieca
perenne ricerca
dentro profonde oscurità
dentro
il nulla
l’
ignoto labirinto
È come se fossi alla mia fine
la pena di ogni giorno
la certezza di un risveglio nel grigiore cieco della realtà
aspro è il sapore delle sue rovine
Riflessi ed illusioni
aldilà del mio specchio
i piani si stravolgono in profondità
Oltre…
libertà.
libertà?
cosa dici?
che cazzo dici?
quella che il tempo mi ha portato via?
che rimane, ormai?
il mio pensiero esile?
la mia fragile coscienza?
in caduta libera;
dentro la tempesta!
No
tra le righe della mia memoria voglio difendere
i ricordi
di
una donna
che leggiadra suonava
Che
nella notte teneva compagnia
Non
tu
che
non ci sei più
mentre io invecchio
nessun preavviso
il tuo volto riaffiora
mi chiama
ascolto rapito
Un profumo che m’avvolge
un fascino eterno, indefinibile
alchimie inspiegabili
lampi ormai indelebili
A lume di candela rileggo lettere di un lontano ieri
M’abbandono
alla
nostalgia
Ogni promessa si dissolve tra le mani
E quante volte lo dirò
quanto urlerò
e quante sbronze passerò
e quante volte urlerò
al vento
Tu non ci sei più
Resto in attesa dell’ultimo sguardo perso
Creatura ormai illusoria
avvolgi il mio pianto
Nella notte ad occhi aperti il mio volo onirico
lo rinchiudo in
risvegli che mai dimenticherò
Perdonami
tu non capirai
chiudo la verità nel petto
Divora il vuoto con la fantasia
lenta e sottovoce riempirà i tuoi perché
solo un racconto per vedere e non dimenticare
la mia storia
Dormi, ma lascia i tuoi sensi desti
il tuo spirito
mi accompagnerà
nella mia fossa
Passione
irreversibile
sola per l’eternità
strugge e logora
l’abisso del tuo addio
lento invade e non sazia
ogni colpa
ogni
vuoto
ogni alba nelle stanze vuote
Ogni battito
ispirerà
infinita ingiustizia
Se siamo schegge di eternità
sulle ali della morte giuro ti raggiungerò
un secondo e poi via
libero
non mi darò mai pace
Il mio freddo finirà
bruciando
Fanno rumore tormenti furtivi
dentro me
Nella mia farsa da teatrante
ho sprecato decisioni inutilmente
infiniti gli errori
troppe domande che non vedono fine
rischiavo la vita per un ideale
Nella mia testa parole
parole intrecciate
mai dette o ascoltate
non trovan più spazio tra i bisbigli e le acide urla
e
s’incendiano nel vuoto
È un mistero
surreale
travolgente
confuso
So che in fondo qualcosa da scoprire c’è
la paura di cercare
negli
inesplorati varchi
nel
sapere e delusione
no,
non mi farà annegare in falsità
curiosità mi tiene in pugno
Cerco nel presente un senso al mio ieri e al mio domani
Mi chiedo il perché
mi chiedo se mai ci sarà un cambiamento
dalle radici
coscienza d’inutilità
soffio su brace spenta
Non si scopre niente
Percezione di un momento
la tua…?
eco lontana
non ho voce
resto solo
resto
fermo
Resto un punto in un libro
del nome mio non v’è fama né gloria
il mio passaggio segreto e nobile
stanco del vuoto
abbandono ogni colpa
grande coraggio sincero
Distante da quegli anni pesanti
solo alla fine riesco a vedere la mia anima
allarga i confini
Rischierò
voglio un tramonto unico
l’orizzonte degli eventi miei sconterò
voglio danzar sulle orme che ho lasciato fin qua!
Ma
sulla strada ci sono
io
solo io
solo
silenzio
Circondato dal deserto
resto in attesa