Santo Sacramento


“Una goccia scivola veloce sulla vena di una foglia, corre, è spinta. Si aggrappa con tutte le forze al limite, niente, cade. Precipita veloce, sfida l’aria, perde, e il tempo rallenta e la si vede deformarsi, prima sfiorando il lieve strato di brina autunnale e poi coricarsi sul terreno,fino a quando, stremata,si infrange in lacrime.”

 

Mi sveglio di soprassalto mi sveglio,sbarro gli occhi e osservo il buio, lo scruto come se dovesse presentarsi qualcosa, con quel brivido che si sente dentro quando si scruta l’ignoto. Io non vedo niente, ma lo percepisco, mi cerca.

Lo cerco io,in atti impuri,in azioni scorrette che mi purificano per un istante,solo per quell’attimo,che fugge quando il senso comune mi riporta nella comune incompletezza.

Mi hanno privato della libertà del mio essere poco dopo che iniziai a non essere più, l’hanno sciacquata via, mi hanno reso qualcosa che non ero, messo in un corpo non mio, ed educato contro mia natura. Buffo come la società cerchi di portare uguaglianza in un mondo in cui ognuno è diverso dall’altro e allora diseguale. Devastante la conseguenza, alienante il risultato.

Lo trovo in molti, ciò che cerco,intendo, ma non è mai Lui, è diverso, una copia, ben riuscita e molto più malvagia di quanto non fosse. Come quando la corteccia ricresce più spessa dopo essere grattata via, così si rigenera,più oscuro di quanto non fosse. La fenice rinasce dalle ceneri,Lui riemerge dall’acqua.

Mi domando come un atto così atroce ed inumano sia legittimato e sostenuto in guisa mediata dal bene, rido, amaramente, rido rassegnato, come chi ci si arrende davanti alla collaborazione tra giustizia e male, che non punisce alcun ladro.

Lo so che mi è stato rubato, l’unica cosa che sappiamo è che lo avevamo, e ci è stato sottratto. Il ladro che se ne impossessò è tra i più stolti tra gli uomini,perché consapevole che,tra tutte le ricchezze,questa,una volta rubata,diventa fantasma impossibile da catturare,fugace come la nebbia al sole.

Mi tormenta ogni notte, mi sveglia, prende possesso delle mie azioni e a suo piacimento si vendica, non posso controllarlo, ormai, per volere altrui, non è più di mia appartenenza. Potente come l’esplosione dell’acqua tra le fessure di una diga, perché non lasciarlo ruscello?

Cosa non farei per tornare indietro, fermare quella goccia, e poggiarla sull’estremità più piana della foglia, per far si che non si versi ne ora ne mai, e così vietare,anche nel pulito passato,vietare il furto del peccato.