La musica contemporanea e le sue radici


Molte volte parlando di musica con amici, conoscenti o nostalgici dei ’70 viene fuori la conclusione che tutto quello che potesse essere scritto, inventato, arrangiato e soprattutto trasmesso sia oramai esaurito e che tutta la parabola ascendente che la musica ha perseguito da quando è diventata un fenomeno di massa sia oramai un mero passo irripetibile alcuni osano dunque dire ineguagliabile.

Diciamo anche che parte del discorso sopra enunciato è vera e nessuno lo mette in dubbio: non ci sarà più il 1969 con Hendrix e Joplin tanto per dire due pezzi di cuore dei nostalgici, non ci sarà più una nuova discografia dei Pink Floyd, non ci sarà più Led Zeppelin IV (anche se i precedenti non sono da meno, ma ai più viene istantaneamente in menteStairway to Heaven, la ballad contenuta appunto in IV) e spostandoci più avanti, non ci saranno più i Nirvana (gruppo abbastanza sopravvalutato), iMetallica, gli Alice In Chains, i Pantera [spero che l’elenco generalissimo non sia soggetto di dispute poiché generalizzare in questo ambito è pressoché impossibile oltre che traumatizzante], i Depeche Mode, iTalking Heads… ma attenzione e dico con fervida fermezza ATTENZIONE! Se cercassimo di andare oltre il lato della nostra società che tende a commercializzare e a snaturare l’arte e con arte intendo tutto ciò che, esternamente all’uomo, può farci provare piacere, arriveremmo a delle felici constatazioni.

Le basi per queste constatazioni sono il 1996, il 1997, il 1998 e il 2001(naturalmente tenete presente che senza gli artisti degli anni 70 e 80 non potremmo neanche parlare di tutto ciò). Queste 4 date rappresentano l’evoluzione della musica contemporanea e assieme ai Joy Division(1979/1980) che rimangono immortali, molto più dei vari Sonic Youth,The Cure e Swans.

Il 1996 perché escono Through Silver in Blood dei Neurosis e AEnima deiTool, il 1997 perché escono Young Team dei Mogwai e Homework deiDaft Punk, il 1998 perché esce Mezzanine dei Massive Attack, il 2001 perché esce Lateralus, di nuovo dei Tool. Adesso vi chiederete da quale bettola siano usciti questi 5 gruppi sconosciuti che non conosce nessuno, e nessuno può biasimarvi, ma la musica che abbiamo oggi è l’evoluzione della musica underground di 20 anni fa. E per musica contemporanea non parlo di David Guetta, né di Avicii , né di tutte quelle cose abbastanza simpatiche che passano su RTL 102.5 o Radio Deejay. Io parlo deiDaughter, dei London Grammar, degli Arctic Monkeys (anche se alla fine ci sarebbe da ridire tanto anche su di loro), degli Explosions in the Sky, dei Mastodon, dei Justice, degli xx, di Florence… più generalmente quella musica etichettata come indie e quella musica etichettata come post-.

Ho parlato dei Joy division perché il dramma e la sofferenza trasmessa inUnknown Pleasures (1979) e Closer (1980) sono un po’ lo stesso disagio che vive la maggior parte dei ragazzi di oggi ma che non riesce ad esprimere, ecco perché tutti sentono i Daughter (‘We are the reckless, we are the wild youth‘ cantano nel singolo Youth) che non a caso fanno cover dei già citati Daft Punk, oltre a risentire del “bristol sound” dei Massive Attack.

I Daughter hanno ad oggi pubblicato un disco intitolato ‘If you leave‘ e hanno degli strumentisti che con pochissime note e altrettanto scarsi accordi trasmettono emozioni difficili da sopportare, sensazioni nuove, insomma dei feelings che sanno di aria nuova, di qualcosa di mai respirato, come un fumatore che dopo anni di Marlboro prova le Lucky Strike e realizza che gli piacciono molto di più delle sue abituali sigarette ma non vuole ammetterlo a sé stesso. I Daughter sono questo, e la loro performance va di pari passo con quella dei giovanissimi London Grammar che ad oggi hanno concepito ‘If you wait‘, uno dei dischi che terrò sempre con me, e nella mia top 5. Infine, dell’insegnamento del trio Daft Punk/Massive attack/Joy Division risentono anche e soprattutto gli xx, i miei poeti preferiti, quelli che per me sono la celebrazione della leggerezza, della bellezza e allo stesso tempo dell’ineguatezza.

Il discorso Mogwai è legatissimo ai Tortoise che come genitori  hanno influenzato e indirizzato i loro figli,  i Tool e i Neurosis , verso due strade separate ma mai opposte.

I Tortoise e i Mogwai sono uniformemente considerati i creatori del movimento post-rock , quel genere con brani lunghissimi sia di durata che di nome dove le note e gli accordi (notare l’ENORME analogia con i Daughter e i London Grammar e i Massive Attack) sono pochi/e e tutto segue una logica crescente, una sorta di climax ascendente creato da riverberi e delay di chitarre dolcemente delicate, da linee di basso morbide e sfuggenti, da percussioni che da accompagnamento diventano protagoniste, da voci inesistenti, si perché è proprio questa la grandezza di questi gruppi che fanno piangere le persone senza testi, che danno il titolo ad un brano che sembra più una poesia (Your hand in mine – Explosions in the sky, Take me somewhere nice – Mogwai , Lift your skinny fists like antennas to heaven – GYBE!, Millions now living will never die – Tortoise ), che mettono a nudo la loro sensibilità per stimolare la nostra, ecco perché forse è necessario sempre tenere a mente la linea marcata che separa l’artista e le persone normali, perché noi non siamo poeti né esistenzialisti né bohemien anche se ci piacerebbe esserlo, forse per cercare di raggiungere quella sensibilità che, appunto, ci distanzia anni luce da quello che vorremmo essere. Ricordiamo sempre la differenza tra ciò che ci prefiguriamo di essere e ciò che siamo, la prefigurazione è desiderio, essere è realtà.

Dai professori di filosofia chiamati Mogwai e Tortoise, i Tool e i Neurosis apprendono l’estetica, la fondono con l’irrazionale e la pesantezza, che corrispondono rispettivamente all’hardcore e al doom (oltre che a una buona dose di droghe, tecnica e progressive metal) e gettano le basi per quello che sarà dai critici musicali definito come post-metal, quel genere che riprende la lunghezza dei brani post rock ma con accordature più pesanti e distorte,oserei dire oniriche (Lateralus per i Tool e The eye of every Storm per i Neurosis) che nei Tool sfocia in una tecnica armonica e melodica che va oltre l’umano (non a caso chi riesce a suonare i Tool è considerato un musicista di altissimo livello tecnico) e nei Neurosis segue un filo conduttore che collega direttamente all’iperuranio platonico. Per concludere, la musica di Tool, Neurosis, Mogwai, Daft Punk, Joy Division, Massive Attack, rappresenta per molti musicisti l’ispirazione per pensare concepire e pubblicare i loro dischi, che sfocino negli Isis (Panopticon) o negli Explosions in the sky o nei Russian Circles (quindi più metal oriented) o nei London Grammar, xx, Daughter, Lana Del Rey non è rilevante.

La cosa rilevante è che la musica non è finita, la musica si è evoluta, la musica sta raggiungendo picchi poetici altissimi diversi dai picchi provati dalla precedente generazione che vedeva in The Dark Side Of The Moon, Burn, Led Zeppelin IV, Aqualung, Tommy, Zuma…  i massimi ed effimeri risultati dell’arte musicale. La cosa rilevante è la consapevolezza che niente scompare del tutto ma si trasforma, evolve, cambia di forma, cambia stato, la consapevolezza che qualcosa nella sua essenza rimane, e le perle musicali non mancheranno mai. L’unica mancanza, è il limite della nostra ignoranza.